IL PESO DELLA PANDEMIA SULL'ECONOMIA DEL FVG, ARRIVA IL REPORT DI BANCA D'ITALIA

Nel 2020 l'industria ha fatturato 8,6% in meno rispetto all'anno precedente, mentre l'accesso ai prestiti bancari da parte di imprese e famiglie è cresciuto dell'8%

IL PESO DELLA PANDEMIA SULL'ECONOMIA DEL FVG, ARRIVA IL REPORT DI BANCA D'ITALIA

Meno investimenti e più ricorso al credito bancario. Sono questi i dati che emergono dal rapporto annuale “l'economia del friuli venezia giulia” redatto da Banca d'Italia, che fotografa gli effetti della pandemia su imprese, mercato del lavoro, famiglie, credito e finanza pubblica decentrata.

Chiaramente lo scoppio dell'epidemia da covid-19, con le relative misure di contenimento, hanno influenzato pesantemente il quadro economico del paese, e quindi della regione. Secondo elaborazioni di Banca d'Italia sui dati di Confindustria, la produzione industriale della regione, escludendo la cantieristica navale, si sarebbe contratta di oltre il 7% rispetto all'anno precedente, riducendo il fatturato dell'industria del 8,6%; in linea con l'andamento nazionale. La contrazione si è inserita in un contesto di attività economica già debole, tuttavia tra aprile e giugno 2020 si è fortemente intensificata, arrivato a -20,5%. Ma nella seconda metà dell'anno il calo del prodotto regionale è stato meno intenso di quello rilevato a livello nazionale, grazie alla ripresa dell'attività industriale e all'inclinazione a commerciare i prodotti manifatturieri con l'estero.

Tre quarti delle imprese della regione con almeno 20 dipendenti, riporta il rapporto di Banca d'Italia, hanno segnalato una diminuzione del fatturato. Diminuiti quindi anche gli investimenti, che hanno risentito della forte incertezza generata dalla pandemia. Conseguente l'aumento del ricorso ai prestiti bancari per tutti i comparti (+17% per le imprese a dicembre 2020, rispetto al +0,2% a dicembre 2019; +2,9% tra le famiglie).

Nell'anno del covbid, inoltre, l'occupazione dipendente ha continuata a ristagnare, a fronte di un calo di quella autonoma. Nel complesso, il saldo tra le posizioni lavorative attivate e quelle cessate è pari 2,2 posti di lavoro in meno ogni 100 dipendenti, in linea con la dinamica nazionale, in connessione al blocco dei licenziamenti.

Per quanto riguarda i servizi, a risentire di più della pandemia è stato il settore del turismo, con il 64% di presenze straniere in meno e 26% invece per quelle italiane.

Anche il reddito disponibile delle famiglie residenti in regione si è ridotto dell1,8% (più basso del dato a livello nazionale, che arriva a -2,7%) e i consumi hanno registrato nel 2020 una contrazione dell'11,6%.

Infine, nel 2020 rallentata anche la spesa per investimenti in opere pubbliche in tutti i territori, che è diminuitam dell'11,3%. L'avanzo disponibile alla regione all'inizio dell'anno era più che doppio rispetto al 2019, ed è stato utilizzato in parte per sostenere il sistema sanitario locale che necessitava di un aumento di personale per far fronte all'emergenza sanitaria.