FVG: IN RISALITA LA FIDUCIA DELLE IMPRESE DEL TERZIARIO, MA SI TEME IL CONTRACCOLPO IN UN'AZIENDA SU CINQUE, 40MILA LAVORATORI A RISCHIO

FVG: IN RISALITA LA FIDUCIA DELLE IMPRESE DEL TERZIARIO, MA SI TEME IL CONTRACCOLPO IN UN'AZIENDA SU CINQUE, 40MILA LAVORATORI A RISCHIO

La curva dei contagi continua ad abbassarsi e fa ben sperare su una positiva ripartenza anche per l'economia del paese. È in questo contesto che le imprese del terziario in Friuli Venezia Giulia hanno dimostrato ottimismo verso l'andamento della propria attività, anche se si teme un contraccolpo sull'occupazione, con il rischio di far saltare 40mila posti di lavoro.

A rivelarlo è l'Osservatorio Congiunturale sul primo trimestre del 2021, curato dal direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani. Nel 2020 migliaia di imprese della Regione sono rimaste in piedi solo grazie ai ristori, e già più di 125 risultano scomparse. A ritrovare la fiducia nel futuro, però, è proprio il settore terziario, nonostante sia il più colpito dalla crisi legata alla pandemia. In primis il turismo, che evidenzia un alto livello di ottimismo, connesso all'aumento delle prenotazioni per l'imminente stagione estiva, destinate a salire ancora con il passaggio della regione in zona bianca. Tra i comparti che si aspettano una ripresa lenta, invece, spicca quello dei pubblici esercizi, complice la ripartenza a metà che consente il servizio solo all'esterno, ostacolato da un meteo poco favorevole. Ma anche in questo caso le aspettative per i prossimi mesi sono positive. Infatti, a fronte delle oggettive difficoltà rappresentate dalle misure a contrasto dell’emergenza sanitaria, gli imprenditori della regione mostrano un elevato grado di resilienza e un livello di fiducia più alto della media nazionale.

A preoccupare però rimane la situazione occupazionale, che con lo sblocco dei licenziamenti vede un quinto delle imprese del terziario del FVG a rischio di ridurre gli organici. In regione il 61% dei lavoratori privati esercitano nel settore terziario. Di questi, 40Mila potrebbero perdere il lavoro. Da inizio pandemia, infatti, in virtù del blocco dei licenziamenti, la riduzione degli organici delle imprese ha riguardato esclusivamente il personale meno stabile, aspetto che potrebbe cambiare con un ritorno alla normalità. Inoltre, dal 2020 è cresciuta dell' 8% rispetto all'anno precedente la richiesta di credito da parte delle imprese alle banche, denaro utilizzato in gran parte per coprire i costi fissi e mantenere a galla le aziende. Esiste infine un rischio concreto per le imprese cosiddette zombie, che potrebbero veder tramutare il credito ottenuto, in debiti difficili da saldare nei prossimi anni.

Dunque, nonostante l'ottimismo verso l'imminente ripartenza, gli effetti della crisi sono attesi per la seconda metà del 2021, e potrebbero interessare in modo trasversale tutti i settori.