“Stiamo vivendo una situazione drammatica – sottolinea Paolo Ferrarese, vicepresidente di Confagricoltura Veneto e allevatore di vacche da latte in provincia di Verona -. Già acquistare mais, girasole e soia in Argentina comportava costi più alti rispetto all’Ucraina, considerata anche l’incidenza dei trasporti e dei container. Ora dovremo cercare altri mercati, ma è chiaro che i prezzi saliranno ulteriormente e non so quanto a lungo riusciremo a tenere duro. Il latte viene pagato 41 centesimi al litro, ma i costi di produzione sono lievitati a 54-55 centesimi al litro tra mangimi, gasolio ed energia elettrica. Io quest’anno prevedo di chiudere con un bilancio in perdita di 150.000 euro, che riuscirò a recuperare solo parzialmente con gli introiti di altre colture. Quante stalle riusciranno a resistere? Anche gli allevamenti che producono seminativi non sono autosufficienti e devono comprare buona parte dei mangimi. Bisogna trovare soluzioni rapide per garantire gli approvvigionamenti e i cicli di produzione, contenendo i costi dei mangimi che risulta insostenibile”.
Il Veneto è il maggiore produttore italiano di soia. La superficie coltivata nel 2021, secondo i dati provvisori della Regione Veneto e Istat, viene stimata in aumento a circa 141.000 ettari (+3,3%). Venezia si conferma la prima provincia per investimenti (34.700 ettari, invariati), seguita da Padova (32.700 ettari, +4,1%) e Rovigo (31.500 ettari, +2,8%) e, più distanziate, le altre province, in particolare Verona (15.200 ettari), che fa segnare la crescita maggiore (+15,8%), Treviso (14.800 ettari, +4,3%) e Vicenza (11.600 ettari, +14,2%).