Lui è il veronese Jacopo Bioni, 34 anni, di professione chef e gelataio. Al ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca, dove è avvenuto l'assalto da parte dei terroristi, Jacopo stava lavorando come cuoco, sostituendo un Argentino in ferie, ed era nella cucina del locale intento a preparare un piatto di pasta quando improvvisamente ha sentito gli spari. In quel momento, per lui, la linea di demarcazione tra la vita e la morte si è fatta più stretta che mai.
«Ho sentito degli spari - ha detto Bioni - mentre provavo ad uscire ho visto un ragazzo con un' arma in mano accanto al tavolo dove ero appena stato. Allora assieme ad altri colleghi siamo usciti dal retro e saliti su una scala che porta al tetto. Poi -continua- hanno iniziato a sparare nella nostra direzione, a lanciare granate e allora ci siamo lanciati sotto». Una via d'uscita aperta da destino, o forse dall'istinto di sopravvivenza. Una strada diversa, invece dai suoi (e nostri) 9 connazionali uccisi dai miliziani dell'Is: per loro, invece, la linea di confine tra il vivere e il morire è stata praticamente nulla e caratterizzata dalla conoscenza del Corano.