RIENTRANO NEL PAESE D'ORIGINE MA CONTINUANO A PERCEPIRE L' "ASSEGNO SOCIALE": 9 PERSONE DENUNCIATE

Percepivano un sussidio per cui bisogna risiedere in Italia, ma da anni vivevano all'estero. GDF di Treviso ha denunciato nove persone. Le somme indebitamente percepite ammontano a quasi 130 mila euro.

RIENTRANO NEL PAESE D'ORIGINE MA CONTINUANO A PERCEPIRE L'

Continuavano a percepire l'importo mensile, di circa 460euro, nonostante avessero lasciato l'Italia facendo rientro nei propri paesi d'origine. Per questo motivo i finanzieri del comando provinciale di Treviso hanno denunciato nove persone contestando l'indebita percezione del cosiddetto "assegno sociale". Un sussidio, introdotto nel 1995, erogato a coloro che versano in condizioni economiche disagiate. I percettori, oltre ad avere un’età superiore ai 67 anni, devono essere residenti in maniera effettiva, stabile e continuativa da almeno dieci anni nel territorio nazionale. Circostanza contestata a un argentino, tornato nel proprio Paese dal 2016 senza più far rientro in Italia e percependo indebitamente, secondo le fiamme gialle, circa 27mila euro.

Un marocchino, cancellato dall'anagrafe dei residenti del Comune di Mogliano, ha invece continuato ad attestare di risiedere presso l'abitazione di una donna da cui risulta invece legalmente separato. Quindi un algerino che dichiarava di soggiornare in un apprtamento della Tower Huose di Treviso quando invece era in un diverso nucleo familiare. Due albanesi, due marocchine e una dominicana, nonostante fossero tornate da anni nei rispettivi paesi d’origine, hanno continuato anch’esse a percepire ininterrottamente il sussidio fino al mese di agosto 2021. Attraverso il controllo dei passaporti, è stato possibile ricostruire come alcune di esse abbiano fatto rientro in Italia, solo per brevi periodi, per far visita ai parenti, presso i quali avevano stabilito solo formalmente la residenza, ritirando le somme accreditate.

I nove cittadini stranieri dovranno rispondere del reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni. Per tutti è scattata la segnalazione all'Inps per l’avvio delle procedure di sospensione delle erogazioni e il recupero delle somme indebitamente percepite, quantificate in circa 130 mila euro.