Secondo gli investigatori il denaro illecitamente acquisito veniva, in gran parte, reimpiegato, autonomamente dalla badante, in attività di investimento a proprio beneficio (acquisto titoli e sottoscrizione di polizze assicurative) sempre presso la medesima filiale di un istituto di credito, interponendo, al fine di ostacolare la ricostruzione dei flussi e quindi la provenienza delle liquidità, operazioni allo sportello “fuori conto”, anche nello stesso giorno, di incasso ed emissione di effetti ovvero di versamento/incasso in plurimi libretti di deposito.
Dalle indagini condotte la guardia di finanza ha rilevato responsabilità anche nei confronti del direttore della filiale dell’istituto di credito presso il quale queste operazioni venivano eseguite, dal momento che le stesse erano caratterizzate da macroscopiche anomalie, sia dal punto di vista della razionalità economico-gestionale del denaro, sia in relazione alla non conformità ai dettami della normativa antiriciclaggio e dei principi di contabilità interna che l’istituto avrebbe dovuto osservare.
L’assistente familiare risulta ora indagata per i reati di circonvenzione di incapace e autoriciclaggio e, come detto, su richiesta della Procura della Repubblica di Pordenone, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto nei suoi confronti un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità e valori per complessivi 1.212.000 euro.
Il responsabile della filiale dell’istituto di credito, dove sono avvenute sia le operazioni di sottrazione che di autoriciclaggio è, invece, indagato per il reato di favoreggiamento personale e reale.