LETTERA A GIULIO REGENI

LETTERA A GIULIO REGENI

Caro Giulio,
da quando te ne sei andato, nulla é più come prima. Questa briciola di Mondo dove noi viviamo ha assunto nuovi dettagli.
Erano i primi giorni di febbraio. Appresa la notizia FIUMICELLO s’è improvvisamente spenta. Un cielo plumbeo soverchiava le nostre vite, teso a rappresentare e riassumere il dolore delle nostre anime. Una pioggia leggera bagnava le strade, e un vento costante, ma non troppo freddo, iniziava e finiva sulla nostra Comunità: eri tu, fratello caro, che volevi farci sentire i tuoi ultimi momenti? Eri tu, che iniziavi a spiegarci che, seppur venuto a mancare, i tuoi valori e i tuoi pensieri mai ci lasceranno soli?
In quei primi giorni la “realtá” era venuta a mancare. Il silenzioregnava in ogni dove. Quel silenzio che in se stesso unificava lo sgomento per l’accaduto e il rispetto per il dolore delle persone che ti stanno vicino. Il tempo si era fermato: non c’era distinzione tra giorno e notte, tra alba e tramonto e anche le ore si confondevano, quasi si fosse innescata una ribellione del destino, che con rabbia cercava di tornare indietro. Le notizie sui tuoi ultimi momenti, sulle torture immonde che ti hanno afflitto, iniziavano a trapelare. E il silenzio e la rabbia della Comunità crescevano. Il cielo si scuriva, la pioggia scendeva sempre più fitta. Tutto sembrava accompagnare la tragicità del momento. Per testimoniare il nostro dolore, nello stesso giorno in cui Paola e Claudio rientravano dall’Egitto, abbiamo voluto ricordarti con una fiaccolata: piccoli e flebili aliti di calore e luce quali uniche nostre armi per sconfiggere il buio che già si faceva avanti sulla VERITÀ che, ancora ad oggi Giulio caro, non riesce a liberarsi dagli artigli della viltá.
Le lacrime del mondo quel giorno precipitarono sul nostro piccolo scorcio di Friuli austriaco. Lacrime tese a dare ulteriore forza al fiume di persone che, l’una accanto all’altra, con la dignità del loro eccezionale silenzio urlavano VERITÀ! Gli astri si erano ribellati all’ingiustizia del destino, e la pioggia intensa voleva sciogliere il ghiaccio che da troppo tempo imprigionava valori dati per scontati. Moltissime persone hanno resistito all’infausto cielo. Hanno raccolto quel filo invisibile che unisce le comunità, che lega. Quel filo che tu, con il tuo coraggio, ci hai reso visibile: lo hai lanciato nell’intento che il tuo venir meno non sia invano, ma che segni i destini di molti altri, rendendoli più consapevoli. Ti abbiamo ricordato come cittadino del mondo, figlio della Mitteleuropa. Ti abbiamo ricordato assieme ad altri caduti per la libertà, per la legalità e per l’uguaglianza come Gramsci, Falcone, Borsellino e i tanti partigiani che hanno perso la vita in battaglia. Ti abbiamo ricordato come figlio, fratello, amico e compagno di ognuno di noi. Ti abbiamo ricordato come figlio di Paola e Claudio, come fratello di Irene. Non ci hai lasciato solo le tue idee, ci hai donato i tuoi sogni, che hanno la sublime qualità, come tutti i sogni dei grandi spiriti, di essere eterni: non hanno inizio e non hanno fine, non sono limitati dallo scorrere del tempo, ma perennemente si ripetono perché assoluti.
Per darti l’ultimo saluto scegliemmo un percorso diverso. Partimmo da casa tua, per unirci alla Comunità in Palestra. Un viaggio che tu, durante gli anni Fiumicellesi, hai percorsocentinaia di volte. C’era freddo quel giorno. Il grigio non aveva ancora abbandonato l’aere che domina le nostre esistenze. Durante il tragitto, ti confesso caro Giulio, io non alzai mai lo sguardo dal selciato. Il silenzio veniva infranto solo dal calpestio dei nostri passi che si confondeva con i battiti dei nostri cuori. Le foglie d’erba erano piegate dalle gocce appena depositate dal destino, anch’esse a significare il peso del dolore che ricadeva sulla nostra Comunità. Notai che esse resistevano, piegandosi sino al punto necessario a recuperare le forze utili a scagliare lontano il deposito della sofferenza, ergendosi ritte e fiere, forti dei propri ideali. Foglie d’erba, come scriveva Walt Whitman...
Lungo il cammino il silenzio assordante venne interrotto solo un’altra volta, lo sai? Le risa di un bambino, provenienti dalla scuola elementare... Eri tu vero? Ci stavi lanciando un segnale di speranza.
Da allora in poi il grigio è sfumato in secondo piano, per lasciare spazio al colore giallo, tuo simbolo per la ricerca della verità.
Con il giallo abbiamo sfilato il 25 aprile ed il I Maggio, e lo faremo ancora. Continueremo a chiedere VERITÀ.
Questa è l’ultima lettera che la nostra Comunità può scriverti amico caro, te lo dovevamo.
Il vento caldo che ci avvolge, che ci fa essere differenti, che ci porta a ricordare e tramandare anche quei valori per cui tu ti sei battuto continuerà a soffiare e, con il tuo aiuto, sarà ancora più dolce.

Mandi Giulio