Si ferisce e rimane bloccato in una grotta d'alta montagna: speleologo tratto in salvo dai soccorritori dopo una notte di intense operazioni. Si è conclusa questa mattina nel migliore dei modi, anche se la paura è stata tanta, la disavventura accaduta a un uomo di Roveredo in Piano, bloccato ieri nella grotta Buca Mongana, a 2000 metri di quota e a meno venti di profondità, poco lontano da Forcella Lodina, nel gruppo friulano del Duranno Cima dei Preti.
Lo speleologo si trovava in esplorazione con il padre e il fratello, quando improvvisamente è rimasto ferito. Un infermiere del soccorso alpino, in serata, è riuscito a raggiungere la zona ma le operazioni si sono rilevate complicate a causa del maltempo, che di lì a poco ha imperversato, con l'elicottero impossibilitato a salire in quota.
Le squadre del Friuli Venezia Giulia, ieri sera, si erano radunate al campo base a quota 700 metri. La grotta si è rivelata più complessa del previsto perché costituita da serie di pozzi dei quali l'ultimo, in alto, molto franoso era quello in cui doveva avvenire la disostruzione. L'uomo è stato tenuto al riparo dalla pioggia fino alle sei del mattino. Era a sette metri sotto la strettoia e non poteva essere spostato. I tecnici si sono fatti spazio valutando l'allargamento per evitare la caduta di pezzi addosso al ferito. Un intervento preciso e molto rischioso.
Il pordenonese, alla fine, con l'assenso dei medici è stato condotto all'esterno senza barella, appeso a un'imbragatura. Ha rimediato la rottura di un braccio e alcune ferite al volto, senza danni o lesioni a schiena e arti inferiori. Primo a raggiungerlo, a prestargli le cure necessarie e ad affiancarlo durante tutto il percorso, è stato un sanitario del Soccorso alpino e speleologico Veneto, poi affiancato da due medici e 8 tecnici veneti, tra i quali un disostruttore. Una quarantina i soccorritori in totale che hanno partecipato alle operazioni, provenienti, oltre che dal Triveneto, anche da Trentino, Lombardia, Umbria e Lazio.