CAORLE: BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA SUL LAVORO NERO, 45 IRREGOLARI

CAORLE: BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA SUL LAVORO NERO, 45 IRREGOLARI


Blitz della guardia di finanza a Caorle: 45 lavoratori irregolari individuati da inizio anno e multe per quasi 200mila euro. E' questo il bilancio dell'attività d'indagine eseguita dalle fiamme gialle della locale tenenza, coordinate dal comando di Portogruaro, impegnate con forza nel periodo estivo, momento in cui la località balneare arriva a raggiungere centinaia di migliaia di persone, tra turisti e residenti. Un'operazione, quella dei baschi verdi a Caorle, che ha fatto emergere diversi casi di lavoro nero nel settore dell'impiego della manodopera, in svariati settori. Ma anche un caso legato alla percezione del reddito di cittadinanza e al reclutamento di lavoratrici straniere nel settore delle pulizie. I controlli della guardia di finanza, dunque, hanno riguardato, complessivamente, 31 attività e i datori di lavoro sanzionati sono stati 17, per un ammontare complessivo di sanzioni irrogate pari a oltre 181mila euro. Le irregolarità sono state riscontrate in svariate tipologie di esercizi collegati all’indotto turistico della cittadina veneziana: tra questi, per esempio, bar, ristoranti, hotel, campeggi e diverse realtà legate al commercio. I lavoratori in nero o irregolari individuati dalle fiamme gialle sono risultati sia di nazionalità italiana che straniera, specialmente moldava, rumena e domenicana. 


In 6 casi, i dipendenti irregolari sono stati poi regolarizzati e assunti ufficialmente. Tra i vari casi emersi, come anticipato, spunta quello di un ristorante in cui erano impiegati 3 lavoratori privi di un regolare contratto. Di questi uno è risultato beneficiario del “reddito di cittadinanza” ed è stato segnalato alle competenti autorità per la revoca del beneficio fiscale introdotto dal governo nei mesi scorsi. In un altro caso, i finanzieri hanno individuato 16 lavoratrici dell'Est Europa impiegate in nero da un’azienda di pulizie. Le donne, principalmente sotto i quarant'anni, erano in possesso del visto turistico in corso di validità e sono risultate prive del permesso di soggiorno, necessario per poter espletare attività lavorativa subordinata in Italia.  Lo strumento utilizzato era quello dei social network, con la creazione di appositi gruppi che servivano a trovare le lavoratrici pronte per essere impiegate. L’audizione delle donne da parte degli inquirenti ha fatto luce sulle condizioni di precarietà in cui le stesse prestavano la propria attività lavorativa, in condizioni difficili e con un compenso di poche centinaia di euro al mese. I responsabili dell’impresa sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.