2 AGOSTO 1980: A 42 ANNI DALLA STRAGE DI BOLOGNA SI RICORDANO LE 85 VITTIME E I 200 FERITI TRAVOLTI DALL'ESPLOSIONE NELLA STAZIONE CENTRALE

Il Presidente della Repubblica: "la ricerca della verità completa è dovere dello Stato"

2 AGOSTO 1980: A 42 ANNI DALLA STRAGE DI BOLOGNA SI RICORDANO LE 85 VITTIME E I 200 FERITI TRAVOLTI DALL'ESPLOSIONE NELLA STAZIONE CENTRALE

Era un normale sabato di esodo estivo di 42 anni fa, quando alle 10:25 la stazione centrale di Bologna fu travolta da un boato assordante, seguito da macerie e polvere, e dalle lacrime di chi era presente. Un’esplosione aveva investito l’ala Ovest della stazione, distruggendo la sala d’aspetto di seconda classe, alcuni uffici, e un ristorante, spegnendo le vite di 85 persone e ferendone altre 200. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto nel nostro paese nel secondo dopo guerra e uno degli attentati che causò più vittime durante gli anni di piombo. Tra queste anche alcuni bambini, Angela Fresu, 3 anni, Luca Mauri, 6 e Sonia Burri, di 7 anni.

Il ricordo dei fatti di quel 2 agosto 1980, per sempre impresso nelle lancette dell’orologio ferme all’ora esatta della tragedia, è ancora vivido nella memoria degli italiani e dei bolognesi, i quali già quella sera di 42 anni fa si erano diretti in Piazza Maggiore per manifestare chiedendo giustizia e verità sull’accaduto.

Nel ricordare la strage oggi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha “rivolto il pensiero ai familiari delle vittime, che hanno saputo trasformare il proprio dolore in impegno civile, per testimoniare all'intera società che le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della convivenza civile. La loro tenacia - ha continuato il Presidente della Repubblica – ha sostenuto l'opera di magistrati e di servitori dello Stato che sono riusciti a fare luce su autori, disegni criminali, e ignobili complicità. La matrice neofascista della strage è stata accertata in sede giudiziaria e passi ulteriori sono stati compiuti per svelare coperture e mandanti – ha concluso il Presidente – e per ottemperare alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere".