CONCESSIONI DEMANIALI, CIAMBETTI: "C'E' CHI VUOLE SVENDERE IL NOSTRO PATRIMONIO AMBIENTALE"

 

Forse c’è chi vuole creare le condizioni per la conquista, magari a prezzo di svendita, della nostra ricchezza, di quel ‘paesaggio’ che la nostra Costituzione vigente tutela. La bocciatura della proroga delle concessioni demaniali e marittime da parte della Corte di Giustizia europea delinea uno scenario che potrebbe avere risvolti drammatici per l’economia turistica e per l’ambiente del Veneto”. Non ha dubbi il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, nel commentare il pronunciamento negativo sulla proroga automatica al 31 dicembre 2020 delle concessioni.

“La notizia comunque non giunge come fulmine a ciel sereno – ha detto Ciambetti – giacché da tempo la querelle era aperta ed era chiaro l’orientamento comunitario che prevedeva la messa in gara delle concessioni con procedure inoppugnabili per gli affidamenti: a febbraio scorso l’avvocato generale della Corte di giustizia era stato ben chiaro e purtroppo non so se non siamo riusciti, come Paese, a spiegare le nostre ragioni o a intervenire nei modi e luoghi opportuni per tutelare un comparto economico di straordinaria rilevanza. La Corte – ha spiegato Ciambetti - non ha infatti tenuto conto degli investimenti consistenti effettuati dalle imprese che gestiscono le concessioni e l’impegno profuso per il ripascimento e manutenzione delle spiagge, i costi sostenuti per le attrezzature e i servizi.

Non si è tenuto nemmeno conto del negativo impatto occupazionale che le decisione potrebbe avere in un momento storico in cui il nostro Paese ha bisogno di contrastare la disoccupazione e non di vedersi creare delle voragini in cui si perdono posti di lavoro e si distrugge ricchezza. Per questo – continua Ciambetti – si rendono necessari provvedimenti urgenti almeno per garantire la fase di transizione dall’attuale sistema a quello in grado di soddisfare, senza con questo penalizzare le nostre imprese, la sentenza della Corte: il governo quand’era interessato a varare provvedimenti che gli stavano a cuore ha dimostrato una straordinaria velocità nell’assumere decisioni e renderle operative e questa è la volta d’essere altrettanto veloci per salvare le nostre imprese e i posti di lavoro.

Certo è che la mentalità burocratica, scarsamente elastica, che sembra essere dominante in Europa non è il miglior viatico per aiutare l’Unione a superare il trauma della Brexit. Anzi: qualcuno a Bruxelles non si rende conto di portare legna al fuoco di chi contesta la cessione di sovranità all’Unione”.