IMPORTANTE SCOPERTA DELLA SISSA NEL CAMPO DELLA NEUROLOGIA

Un enzima agisce come un "freno" nella plasticità sinaptica, ossia nella trasmissione degli impulsi tra i neuroni del cervello. Scoperto da un team di ricercatori coordinato dalla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, l'enzima di chiama "Pin1" (peptidil-prolil isomerasi) e svolge cioè un ruolo di mediazione nel processo di trasmissione del segnale da un neurone all'altro. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications. I neurobiologi della Sissa hanno studiato sinapsi di tipo inibitorio, che trasmettono cioè segnali che ostacolano l'attivazione del neurone postsinaptico, diminuendo la probabilità che questo si attivi. E hanno osservato che quando Pin1 è assente, la trasmissione avviene senza controllo e le sinapsi "impazziscono", compromettendo la plasticità del sistema. Se presente, invece, attenua la forza del segnale. E' in grado cioè di modificare il numero di recettori post-sinaptici, modulando in particolare l'interazione tra due molecole: le proteine scaffold e le neuroligine. Pin1 agisce in pratica come un freno, stabilizzando le sinapsi nella giusta posizione e nel giusto numero, in modo che la trasmissione del segnale tra un neurone e l'altro sia precisa ed efficace. "Questo significa che Pin1 ha un ruolo nella plasticità", spiega Paola Zacchi, coordinatrice della ricerca. Studi come questo, sostiene la ricercatrice, ampliano le conoscenze sui meccanismi biochimici della plasticità sinaptica - la capacità del sistema nervoso di modificare l'efficienza di funzionamento delle connessioni tra i neuroni nel cervello, in funzione di normali processi fisiologici, per esempio per effetto dell'apprendimento, ma anche come conseguenza di malattie - aumentando da un lato le conoscenze su meccanismi sani, e aiutando dall'altro coloro che cercano di capire come intervenire in un ampia gamma di patologie, come per esempio Alzheimer e Parkinson. Allo studio hanno collaborato il Laboratorio Nazionale CIB Trieste, Università di Zurigo e Istituto Europeo per le Ricerche sul Cervello (Ebri) di Roma.