FURTI IN ABITAZIONE: LA POLIZIA DI PORDENONE ARRESTA UN 32ENNE ALBANESE

FURTI IN ABITAZIONE: LA POLIZIA DI PORDENONE ARRESTA UN 32ENNE ALBANESE

E’ accusato di aver messo a segno, tra il 3 e il 20 novembre scorsi, ben nove furti aggravati in abitazione tra Friuli Venezia e Veneto. Un 32enne albanese, irregolare in Italia in quanto sprovvisto del permesso di soggiorno, è stato arrestato dalla polizia di stato di Pordenone in zona Fiera. Era già noto alle forze dell’ordine per precedenti furti in abitazioni e ville ed era a capo di un gruppo operativo attivo tra le province di Pordenone e di Treviso. I 9 furti contestati hanno fruttato alla banda 60mila euro in beni quali denaro in contante, preziosi, orologi e lingotti in oro.

 

Il primo colpo su tre, nella città del Noncello, aveva portato alla sparizione di gioielli per mille euro. Poi altri eposidi hanno riguardato il vicino Veneto e in particolare le località di Vittorio Veneto, dove in un caso sono spariti beni per 10mila euro, Susegana e Vazzola.Durante la perquisizione negli immobili a disposizione del 32enne a Pordenone e a Vazzola, gli agenti hanno rinvenuto le refurtive di alcuni furti messi a segno nei giorni scorsi e sofisticati arnesi da scasso come diversi martelletti frangivetro, utilizzati per rompere le porte finestre e accedere alle abitazioni. Ma anche una pistola giocattolo priva di tappo rosso. Sottoposti a sequestro monili, pietre preziose e orologi per un valore di 20mila euro. Nell'ambito dell’operazione, per un altro cittadino albanese 25enne trovato nell’immobile di Vazzola, è stata disposta l’espulsione dal espulsione dal territorio nazionale.

 

A proprio carico aveva precedenti per porto ingiustificato di grimaldelli e attrezzi atti allo scasso, oltre a invasione di terreni ed edifici commessi a Rimini e risalenti a maggio e giugno del 2018. Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Pordenone sono ora concentrate alla individuazione e localizzazione degli altri componenti del gruppo criminale. Il modus operandi del 32enne, condotto in carcere a Pordenone, era quello di arrampicarsi sulle grondaie o sulle balconate una volta individuato l’obiettivo, riuscendo a individuare e selezionare i materiali di grande valore. Era in grado di compiere anche 5 o 6 colpi in un’ora. Nell’ambiente criminale veniva soprannominato con l’appellativo di “gatto”, per la sua capacità di fuggire velocemente tra i tetti, con spiccate doti acrobatiche.